La Liturgia
| Fabio Lo Cascio | Liturgia
"Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, e in modo speciale nelle azioni liturgiche. È presente nel sacrificio della messa, sia nella persona del ministro, essendo egli stesso che, «offertosi una volta sulla croce, offre ancora se stesso tramite il ministero dei sacerdoti», sia soprattutto sotto le specie eucaristiche. È presente con la sua virtù nei sacramenti, al punto che quando uno battezza è Cristo stesso che battezza. È presente nella sua parola, giacché è lui che parla quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura. È presente infine quando la Chiesa prega e loda, lui che ha promesso: « Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, là sono io, in mezzo a loro » (Mt 18,20).
Effettivamente per il compimento di quest'opera così grande, con la quale viene resa a Dio una gloria perfetta e gli uomini vengono santificati, Cristo associa sempre a sé la Chiesa, sua sposa amatissima, la quale l'invoca come suo Signore e per mezzo di lui rende il culto all'eterno Padre. Giustamente perciò la liturgia è considerata come l'esercizio della funzione sacerdotale di Gesù Cristo. In essa, la santificazione dell'uomo è significata per mezzo di segni sensibili e realizzata in modo proprio a ciascuno di essi; in essa il culto pubblico integrale è esercitato dal corpo mistico di Gesù Cristo, cioè dal capo e dalle sue membra. Perciò ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo corpo, che è la Chiesa, è azione sacra per eccellenza, e nessun'altra azione della Chiesa ne uguaglia l'efficacia allo stesso titolo e allo stesso grado"
(Dalla Costituzione dogmatica sulla Divina Liturgia del Concilio ecumenico Vaticano II "Sacrosantum Concilium" n. 7).
"Prima di essere lo scrigno dei riti sacri, la liturgia è accoglienza. La liturgia non comincia dall’altare ma dal prònaos del tempio, dall’atrio, dalla porta d’ingresso, dall’accoglienza. [...] Occorre organizzare un vero e proprio servizio di accoglienza, quello che una volta veniva qualificato con il nome di “ostiariato”, da ostium, in latino porta. La liturgia, infatti, oltre ad essere un “mettersi a tavola” è anche - come ci ricorda la pericope evangelica giovannea della “Lavanda dei piedi” - un alzarsi da tavola (Cfr. Gv 13, 4) per accogliere e per congedare. Altrimenti le nostre assemblee, troppo sedentarie, divengono atrofiche, prive di movimento verso l’esterno. [...] Definita anche “catechesi in atto”, la liturgia esiste per dare intelligibilità al Mistero. È necessario curare sempre meglio l’animazione dei segni e dei canti affinché la partecipazione dei fedeli risulti sempre più piena, attiva e consapevole, come auspicava il Concilio Vaticano II".
(Dalla lettera pastorale "Ecclesia et Domus Ecclesiae")