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                                Premessa
Credo non ci sia miglior titolo, per questo repertorio di canti sacri ad uso interno della nostra comunità parrocchiale, che esprima al meglio cosa sia il canto nella liturgia. Se eseguito tecnicamente bene e, so- prattutto, se motivato dalla fede cristiana e dalla passione per la litur- gia, il canto sacro eleva ogni fedele alla contemplazione di Dio, per una più profonda e gioiosa comunione con lui. Così si esprimono le norme liturgiche che regolano la divina liturgia:
“I fedeli che si radunano nell’attesa della venuta del loro Signore, sono esortati dall’Apostolo a cantare insieme salmi, inni e cantici spirituali (cf Col 3, 16). Infatti il canto è segno della gioia del cuore (cf At 2, 46). Perciò dice molto bene sant’Agostino: «Il cantare è proprio di chi ama», e già dall’antichità si formò il detto: «Chi canta bene, prega due volte»”1.
Cos’è infatti la liturgia se non l’incontro dell’uomo con il Cristo, suo salvatore, mediante i segni sacramentali e liturgici? E il canto cosa vuol essere, in una celebrazione ecclesiale, se non il segno eloquente che an- nuncia la presenza di Dio sulla terra e l’ascesa dell’uomo al cielo? Da qui il titolo di questo sussidio «Fra terra e cielo», quasi ad indicare il luogo cui conduce la singolare esperienza della liturgia cristiana. Ad ispirarmi questa intitolazione sono state le parole tratte dal libro del profeta Ezechiele (8, 3b). Per coglierne il signi cato, però, mi ci è vo- luta una provvidenziale esperienza, fatta a Strasburgo alcuni anni fa, quando, entrando in una chiesa della città risuonante di celestiali - ma umane - voci di monaci e monache della Fraternità Monastica di Ge- rusalemme, mi imbattevo in luogo che sembrava quasi sospeso tra terra e cielo!
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1 A. DONGHI (a cura di), I Praenotanda dei nuovi libri liturgici, Città del Vaticano 1988, p. 133, n. 19.